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Chi decide per le donne2020-03-31T09:56:51+02:00

Chi decide per le donne

Agosto 2007

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Dunque la vita va sempre difesa, anche la vita nascente, la vita dell’embrione, della quale si discute tanto e tanto aspramente. Va difesa anche se è il risultato di una violenza, anzi, della più orribile violenza della quale possa essere vittima una donna, quella stessa violenza che viene così frequentemente usata contro di lei per umiliarla, non è necessario fare esempi, sono sotto gli occhi di tutti. Possiamo provare a parlarne senza dover per forza metterci tutti a strillare?

Anzitutto, vorrei che tutti cercassimo di capire bene cosa significa per una donna violentata portare per nove mesi nel proprio grembo il frutto di quella aggressione. Se ho compreso qualcosa dalla mia esperienza – faccio il ginecologo da quasi 50 anni, di donne vittime di uno stupro ne ho viste tante – il sentimento che domina in queste ragazze è l’odio per chi le ha violentate; è possibile che alcune di loro riescano a perdonarlo, qualcuna ha anche la forza di dimenticarlo, ma ci vuole tempo, e comunque questo non è quanto accade nella maggior parte dei casi. Quello che succede invece è che l’odio e l’orrore rimangono dentro di loro, a sporcare e a imbruttire la loro vita; ed è per diminuire la sofferenza che questo odio procura, che molte di loro vogliono liberarsi nel più breve tempo possibile di quella prova tangibile –diciamolo pure, vivente – del torto subito.

Cosa provino queste ragazze nei confronti di questa nuova vita che è stata violentemente inserita nel loro grembo, non sono sicuro di saperlo. Qualcuna di loro mi ha detto che non sarebbe mai riuscita a penderla in braccio ; altre sono andate oltre, e ho capito che una parte del loro cuore sarebbe morto se qual bambino fosse nato. Forse ci sono e ci sono state persone con sentimenti diversi, personalmente non ne ho mai incontrate. Le persone di buoni sentimenti immaginano che sia semplicemente impossibile odiare un bambino, vorrei che si ricredessero: perché un bambino può essere l’assassino di sua madre ed è difficile provare sentimenti positivi per un potenziale assassino.

Ci sono religioni che ammettono l’aborto quando è la vita della donna ad essere minacciata dalla gravidanza, non solo per ragioni dovute a qualche forma di patologia. Nel 1942 il rabbino Ephraim Oshry consenti alle donne che vivevano nel ghetto di Kovno di abortire, sapendo che un decreto nazista le avrebbe condannate a morte se fossero state scoperte in stato di gravidanza. Ma non è un assassino anche colui che uccide la speranza, la gioia di vivere, la capacità di essere felice di una donna? A me sembra che imporre a una ragazza che è stata violentata e che scopre di essere gravida, nove mesi di questa sofferenza sia una mancanza di compassione che non ha giustificazioni, priva com’è di qualsiasi traccia di umanità.

Ammetto comunque che questa è una strada che non consente alcun tipo di dialogo, la condanna dell’aborto è uno i quei principi ultimi ai quali la maggioranza dei cattolici non rinuncerà mai. Ma il problema della violenza subita dalle donne è uno dei maggiori con i quali la nostra società si deve confrontare oggi, possibile che l’unica cosa che si propone di fare la chiesa cattolica a questo proposito sia quella di dare buoni, affettuosi, morali e inutili consigli? Non è proprio possibile convincerla a fare qualcosa di più?

In realtà mi accorgo di aver esagerato, la chiesa cattolica non si limita ai buoni consigli, almeno in alcune parti del mondo. Cito dall’editoriale di Pablo Rodriguez e Wayne C.Shields (Contraception,2005,71,203) solo la parte che riguarda gli interventi che si possono fare nei casi di violenza carnale per evitare le gravidanze che ne possono derivare. Secondo l’editoriale, tre stati, Washington, Illinois e California, hanno approvato norme che consentono alle donne vittime di violenza carnale di avere accesso alla contraccezione di emergenza in tutti gli ambulatori di pronto soccorso. Altri sei stati incoraggiano la somministrazione di anticoncezionali post-coitali in questa circostanza, pur non avendo legiferato in proposito. Ebbene, una ricerca condotta da Ibis Reproductive Health e successivamente confermata dalla American Hospital Association dimostra che, nella maggior pare dei servizi di pronto soccorso, l’accesso alla contraccezione di emergenza non è semplicemente possibile, perché un grande numero di ospedali appartiene ai cattolici e le istituzioni religiose o semireligiose operano ignorando completamente le norme giuridiche: nell’Illinois, solo per fare un esempio, soltanto 6 dei 22 ospedali cattolici provvedono a questo servizio. L’influenza dei cattolici sulla possibilità di accedere agli ambulatori di pianificazione familiare non riguarda però solo gli ospedali che sono sotto il diretto controllo della chiesa.

Comportamenti analoghi sono osservati da istituzioni non settarie come quelle rappresentate da ospedali affiliati e persino da istituzioni laiche che hanno acquistato ospedali religiosi e che hanno accettato, per contratto, le limitazioni che la precedente gestione aveva imposto. Chi segue la letteratura medica americana ricorderà che questi problemi sono stati più volte causa di polemiche, che in una specifica occasione hanno riguardato persino il ritardo con cui alcuni ospedali operavano le gravidanze extrauterine, meglio sorvolare sulla natura delle accuse.

Ecco, questa della contraccezione di emergenza mi sembra la carta giusta che il magistero cattolico potrebbe giocare per dimostrare quel minimo di compassione alla quale, al momento, sembra aver completamente rinunciato. Ci vuole, però, un minimo di umiltà.
Il giudizio dei bioeticisti cattolici sulla pillola del giorno dopo è, come è noto, molto severo: si tratta di una pillola abortiva o, nel migliore dei casi, responsabile della morte dell’embrione ( il termine, veramente orribile, che i parlamentari cattolici hanno proposto, è “uccisiva”: spero che si vergognino).

Io affermo che non è vero. Affermo che la discussione che c’è stata a questo proposito nel Comitato Nazionale per la Bioetica, ha colpevolmente ignorato tutta la bibliografia che avevo presentato e che il CNB ha operato la sua scelta finale sulla base di un pregiudizio (e non, voglio sperare, della sollecitazione di quella autorità direttiva esterna che viene accusata di ispirare molti documenti ufficiali). Ebbene, chiedo ai cattolici di riconsiderare la loro posizione., rinunciando anche ad influenzare l’opinione pubblica nel modo subdolo e tortuoso che sembrano attualmente privilegiare. Ne volete un esempio: andate su Wikipedia e cercate “contraccezione di emergenza” nelle versioni inglese e italiana: sembra che nemmeno la biologia sia immune da manipolazioni ideologiche.

Contemporaneamente, si potrebbe provare a riprendere in esame l’intero problema della liceità morale della contraccezione, un problema che mi sembra maturo per la discussione soprattutto se, come mi è sembrato di capire, il tabù della dignità della procreazione ha perso gran parte della sua (incomprensibile) forza di persuasione.

Io credo che tutti questi problemi meritino di essere rimessi sul tavolo della discussione, possibilmente chiamando ad affrontarli persone prive di pregiudizi : negli ultimi anni mi è capitato troppe volte di assistere a bruschi cambiamenti di opinione, di incontrare illustri scienziati che hanno finto di dimenticare quello che avevano scritto qualche tempo prima per avallare nuove e completamente diverse teorie. Questa politica dà certamente vantaggi immediati, ma è perdente nella corsa lunga. Mi piacerebbe capire se la chiesa cattolica ritiene di essere in gara per i cento metri o per la maratona.