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Mozione CNB su maternità surrogata2020-03-31T18:15:41+02:00

Mozione del Comitato Nazionale per la Bioetica sulla gestazione per altri

Marzo 2016

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In data 13 marzo 2016 ho inviato al Presidente del CNB Prof. Lorenzo D’Avack la lettera acclusa. La ragione di questo intervento era dovuta al fatto che alcuni membri del CNB avevano presentato una mozione nella quale si condannava ogni forma di GPA, gestazione per altri, senza distinguere tra atto oblativo e atto a pagamento.In seguito l mozione è stata cambiata ed è rimasta solo la critica al”cosiddetto” Affitto d’utero. Questa mozione è nel sito del CNB, insieme al mio dissenso, all’inizio del quale preannuncio che questa lettera avrebbe trovato spazio nel mio Sito, cosa che faccio in questo momento. Bologna, 3 marzo 2016 Oggetto: mozione su “gestazione per altri” Caro Presidente, sono stupito per la scelta dell’argomento (la maternità surrogata è una procedura vietata in Italia, e non credo che il CNB sia autorizzato a esprimere critiche nei confronti delle scelte di altri paesi) e ancor più per il fatto che non è venuto in mente a chi ha preparato la mozione che esiste una certa differenza tra etica del dono e compravendita di organi o funzioni del corpo (“…..in particolare quando è a titolo oneroso” significa che le stesse critiche vanno applicate anche quando non lo è) e che discutere due cose così diverse nello stesso documento non può essere che strumentale; sono inoltre convinto che, se mai doveste immaginare che si tratta di un problema urgente (so bene che corrono voci a proposto di un possibile riapertura del problema a livello parlamentare), dovreste ricordare le numerose occasioni nelle quali, in circostanze analoghe, abbiamo scelto di non intervenire (ricordo quasi a memoria le parole di Bompiani) per non dare l’impressione di volere influenzare il legislatore. In ogni caso, e quali che siano le motivazioni di queste scelte, troverei assolutamente indispensabile che il Comitato eseguisse preliminarmente un controllo delle priorità, visto che in settori analoghi a questo è facile trovare una serie di temi certamente più importanti (e francamente molto più urgenti) da sottoporre a una valutazione bioetica. Chiedo perciò che questa valutazione sia fatta prima dell’inizio della discussione e propongo alcuni argomenti con i quali confrontare l’urgenza di un nostro (provvidenziale) intervento: – La prostituzione – La pedofilia – L’utero artificiale – Il trapianto di utero – La tratta delle bambine Mi permetto di sottolineare che alcuni di questi temi riguardano milioni di soggetti (io faccio di mestiere il ginecologo e nessuna coppia mi ha mai chiesto di essere avviata verso una gestazione per altri, semmai sono venute a cose fatte e in numero relativamente modesto). Dò comunque per scontato che il tema della pedofilia arriverà buon ultimo (ammesso che non scompaia nel corso delle votazioni), ma sarei veramente stupefatto se il tema del dono del grembo risultasse più urgente di quello della prostituzione, della tratta delle bambine o della ectogenesi. Non cito a sproposito la prostituzione. So che il Ministro della Sanità ha definito l’”affitto di utero” come una forma particolarmente ignobile di prostituzione e mi sono preoccupato di controllare il significato del lemma, forse me ne ero dimenticato. Vediamolo insieme. Secondo l’Enciclopedia Treccani la prostituzione è l’attività abituale e professionale di chi offre prestazioni sessuali a scopo di lucro, una definizione forse persino troppo semplice. Il lemma deriva dal latino prostituere, a sua volta parola composta da pro e statuere, collocare, che assume il significato di mettere in vendita, cedere in cambio di denaro o di altri vantaggi ciò che comunemente si ritiene non poter essere oggetto di lucro: ne consegue che prostituirsi, oltre al significato primario che è collegato ad una attività sessuale, assume anche il significato di “avvilire per interesse la propria dignità e tradire i propri ideali”, un concetto che si può riferire ad un numero incalcolabile di comportamenti. Inevitabilmente il termine, che evidentemente esprime una dura condanna morale, è stato applicato anche alla scelta di vendere, o di dare in uso (anche parziale e temporaneo) parti del proprio corpo, organi, tessuti, cellule e persino le attività funzionali alle quali questi corpi sono devoluti, tutte cose delle quali la nostra dignità dovrebbe impedirci di fare commercio. Non è un problema semplice da affrontare: lo stesso gesto – dare un rene a un malato di reni che senza questo trapianto morirebbe, offrire un oocita a una donna sterile, rendersi disponibile per ospitare nel proprio grembo, per tutta la durata di una gravidanza, il figlio di una donna priva dell’utero – può essere il risultato di una scelta compassionevole ( e in questo caso dovrebbe sfuggire ad ogni giudizio critico) ; può essere l’unico modo possibile per dare un minimo di dignità a una famiglia che sta per essere distrutta dalla miseria ( e la critica morale dovrebbe essere rivolta alla società che ha creato e permesso quelle condizioni di estremo bisogno senza trovare il modo di intervenire – cioè coloro che ci governano – e a chi ha deciso di approfittare di quella disperazione); può essere la scelta consapevole di chi ritiene di essere in pieno diritto di usare del proprio corpo a proprio piacere (cosa che evidentemente crea un contrasto tra differenti presupposti, lasciando anche spazio a un indebito coinvolgimento delle religioni). Senza poi dimenticare il fatto che in molti casi non sono le scelte per sé, ma le motivazioni per le quali sono state fatte e le conseguenze che ne possono derivare ( una surrogazione può essere richiesta da una coppia omosessuale) a provocare la rampogna morale. Ma il problema è ancora più complesso: non dovremmo (spero che tu apprezzi il condizionale) dimenticarci che esistono molti bambini (in Italia tra i cento e i duecentomila) che considerano genitori due persone dello stesso sesso, e che di questi bambini ( almeno così affermiamo) ci sta a cuore la serenità, al punto di adoperarci tutti per garantire loro un normale sviluppo psicologico. Ma in che modo lo facciamo? Ho ascoltato alcune sere fa un dibattito televisivo sul tema della maternità surrogata. Partecipavano il Ministro della salute e alcune importanti esponenti della cultura femminile (sui due presentatori vorrei stendere un “tupido velo”). Le signore presenti, una sola esclusa, hanno dichiarato di essere preoccupate, ma sembravano soprattutto divertite; hanno deriso le dichiarazioni delle coppie che invocano comprensione per il loro rapporto d’amore e hanno usato parole forti, toni sprezzanti, volgare sarcasmo, sicumere indebite, cachinnando e sogghignando su temi che, in fondo, sono ancora oggetto di buoni motti e di facezie oscene tra gli intellettuali del nostro Paese, perché le tre signore dovrebbero essere da meno? Mi pongo, ti pongo un quesito specifico: del danno che stiamo facendo a questi bambini, al milione di omosessuali che vivono, da brave persone senza colpa alcuna, al nostro fianco, non interessa proprio a nessuno? A nessuno interessa sapere che la stragrande maggioranza della letteratura specifica afferma che questi bambini non hanno niente da invidiare, per serenità e qualità di vita, ai figli di quelle che chiamiamo (sapendo di mentire almeno in un caso su tre) “famiglie fisiologiche”? Possibile che su un tema così delicato, che andrebbe affrontato con toni sommessi, usando parole caute e dubitose, ci permettiamo il lusso di urlare, sfottere, insultare? Penso al messaggio che sta arrivando (arriverà a tutti, stanne pur certo) ai bambini in questione: lo diciamo per il vostro bene, siete dei figli di puttana, di persone del tutto prive di dignità, l’amore che i vostri genitori si scambiano quotidianamente è pura finzione, le loro scelte sono intese solo a farvi del male……. Arroganza a parte, non mi dispiacerebbe ricordare a chi ritiene di essere in diritto di insultare chi non la pensa come lui che la prostituzione (quella vera, quella che costringe alla più miserabile forma di schiavitù milioni di persone) non può essere un crimine al quale le nostre brave signore borghesi si riferiscono con la modestia che si addice al loro rango e con la giusta espressione di disgusto sul volto, meriterebbe qualche riflessione, magari, perché no, una condanna, trasferirne i demeriti a un gesto che segnala compassione e simpatia non mi pare un esempio di saggezza. Una frase mi ha particolarmente colpito leggendo il documento, la cito per esteso: “La drammatica condizione psicologica di una donna che sente svilupparsi dentro di sé, giorno per giorno, un legame biologico e affettivo, ma ha la certezza di doverlo interrompere, ad ogni costo e definitivamente, per rispettare un impegno contrattuale”. Sono effettivamente strabiliato, non avrei immaginato che qualcuno fosse riuscito a scoprire cosa pensano le donne in gravidanza, il loro sentimento unico, quello che le accomuna tutte, a quanto pare l’unica condizione umana ad allineare tutte le protagoniste sulla stessa linea di pensiero. In effetti la mia personale impressione ( ma di gravide ne ho frequentate si e no centomila) era che si dividessero equamente tra una moltitudine di sentimenti, l’amore, l’ansia, l’indifferenza, la preoccupazione, la rabbia, l ‘indecisione, l’antipatia, la perplessità, il rancore, l’appagamento, lo sconforto, la disperazione e la felicità, o una miscela di questi sentimenti, ma questa visione disneyana non mi ha mai sfiorato la mente. Sapete qualcosa che non so? Siete nati e cresciuti in un mondo parallelo, ma totalmente diverso dal mio? Ho sempre pensato che la maternità non sia né un istinto né un destino, ma solo un sentimento, spesso virtuoso, ma non sempre apprezzabile, un sentimento che può mancare, niente di male, non era Elisabeth Badinter che scriveva che nelle fibre delle donne ci sono molti, differenti destini? Siete sicuri di non aver preso una cantonata? Avrei molte cose da dire a questo proposito, ma sono costretto a usare troppi understatement, mi sento a disagio. Quanto agli argomenti apparentemente meno rilevanti, ricordo solo che in Svezia sono stati fatti numerosi trapianti di utero (un intervento che, udite, udite, può essere eseguito anche “a favore” di persone di sesso maschile) con sei bambini sani nati dalla procedura: si tratta in tutti i casi di trapianto da donatrice vivente, di interventi che durano in media nove ore (e che sono temporanei, gli uteri debbono essere espiantati dopo i parti) con rischi considerevoli per entrambe le donne coinvolte (chirurgia a parte, i farmaci anti rigetto che queste donne sono costrette ad assumere sono cause possibili di gravissime complicazioni). Gli stessi chirurghi hanno recentemente dichiarato che interventi analoghi sono previsti in alcuni Paesi europei, Italia inclusa, e che comunque il trapianto d’utero non può essere la soluzione definitiva (troppo invasivo e pericoloso) che potrebbe invece essere riconosciuta nell’ectogenesi. Farà certamente piacere a tutti che tra i Paesi che si stanno occupando di mettere a punto un utero artificiale c’è anche il nostro. Come sempre si tratta di trovare fondi per la ricerca ( che è molto progredita dai tempi in cui mi occupavo di questo argomento) e sono lieto di informarvi che il sei luglio p. v., a Londra, ci sarà un incontro tra tre gruppi di ricercatori provenienti da vari Paesi (tutti studiosi che intendono preparare un protocollo comune) e una trentina di potenziali investitori. Considerato tutto ciò, in un mondo che cambia con straordinaria rapidità e propone paradigmi sempre diversi, il fatto che il CNB voglia assumere , nel conflitto che si sta determinando, il ruolo che scelse a suo tempo di sostenere Tycho Brahe mi induce sentimenti di tenerezza. Altri temi possono essere comunque aggiunti a piacimento dai membri e dal Consiglio di Presidenza. Desidero fare un ultimo breve accenno alla fastidiosa frequenza con la quale nelle discussioni “tra incompetenti” (praticamente tutte) si fa riferimento (sempre piuttosto vago, mai un dato, mai un richiamo bibliografico) a un misterioso rapporto materno-fetale, una delle tante sciocchezze prodotte dalla biologia costruita sul romanticismo e sulla metafisica. Questa stramba ipotesi è in aperto contrasto con quanto sappiamo sullo sviluppo del sistema nervoso del feto, che non è mielinizzato e non è assolutamente in grado di fissare ricordi (e quindi di rievocarli in seguito) e di provare emozioni. Lo statuto scientifico di tutto quanto si sostiene in questo campo è del tutto inesistente : non esiste una sola ricerca empirica che autorizzi a pensare che tra madre e feto passi qualcosa di “non molecolare”, un “afflato dell’anima” che il laboratorio non è in grado di verificare, ma che cementa un rapporto d’affetto che non si incrinerà mai. So che il mio punto di vista è fastidioso, perché poco romantico e, in qualche modo, materialista, ma sono disponibile a mutare d’avviso, di fronte ad una sola prova concreta. Ma questa prova non c’è, almeno fino ad oggi, e questo è l’attuale consenso, l’unica verità della quale possiamo disporre. O vogliamo lasciare spazio alla metafisica, alla superstizione o, senza offesa, alla fede? Comunque, sulla base di queste considerazioni, molti bioeticisti hanno accolto la notizia di una possibile ectogenesi con alti lai, ripetendo fino alla noia che non ci può essere umanità intera, nel nuovo nato, senza un precedente rapporto positivo con una madre affettuosa e tenera (e geneticamente giusta). Tutto ciò è scorretto. Con l’aggravante di sollevare particolari sospetti sull’“umanità” dei bambini dati in adozione, certamente nati, almeno in gran parte, da “toxic wombs”, da “cool mothers” o da “madri ambivalenti”. Senza contare il gran numero di donne che partoriscono dopo aver detestato per nove mesi la creatura che cresceva nel loro grembo e poi sono diventate madri affettuose e tenere di bambini perfettamente normali. Immagino che la mia richiesta verrà respinta e confesso che mi piacerebbe farne materia di discussione pubblica e di critica al nostro operato (non della nostra valutazione della gravidanza per atri, solo della mancata analisi delle priorità), certo che al Comitato una iniziativa del genere non dispiacerebbe, in considerazione della sua estrema disponibilità a sottoporre le proprie ipotesi al giudizio dei cittadini. Non credo che lo farò, temo che sarebbe motivo per altri strilli isterici e per altre maledizioni, ne ho già sentiti troppi. D’altra parte, non so se te ne sei accorto, le due religioni più importanti del pianeta stanno degenerando in direzioni opposte, una verso la violenza cieca e crudele, l’altra verso il pietismo irridente e superstizioso. E’ comunque necessario ammettere che queste scelte ( sia quella dell’argomento sia quella della mozione ) sono state interpretate da molti come la conseguenza di un modo discutibile con il quale la maggioranza solidamente presente nel CNB, di tanto in tanto, spiega alla minoranza di essere la padrona del campo. Se fosse così, dovrei concludere che si tratta di scelte tristi e medievali, anche se certamente efficaci. Concludo con un inutile consiglio. Se potessi suggerire una scelta al Comitato, ma so di non essere in condizioni di farlo, gli chiederei di aprire una pagina nuova nelle sue attività, quella di mettere ordine nelle idee, di promuovere la cultura e la conoscenza su questi temi, di esaminare le modificazioni della morale comune che si sono verificate in questi ultimi tempi, per poter raggiungere un duplice scopo: governare il cambiamento, riducendo la conflittualità; ottenere quel consenso informato sociale al quale si dovrebbero ispirare le leggi (e le mozioni dei Comitati di Bioetica). Cordialmente, Carlo Flamigni