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Cilicio e martello2020-03-31T09:37:30+02:00

Cilicio e martello

Luglio 2007

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In questi ultimi due anni ho parlato a molte persone interessate alla terapia della sterilità: coppie che non riescono ad avere bambini, uomini e donne che hanno problemi genetici che possono essere trasmessi alla prole, medici, biologi, persino – tutti abbiamo qualche debolezza – uomini politici. Nessuno – ma proprio nessuno, come nella canzone – ritiene che sia possibile un qualsivoglia miglioramento della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita per lo meno nei prossimi dieci anni: non esistono, né esisteranno a lungo, le condizioni politiche; viviamo sotto il tallone di ferro della dittatura dell’embrione; l’arroganza della politica del Vaticano – l’autorità direttiva esterna – ha raggiunto vette inesplorate e continua a crescere.

La rassegnazione, la innaturale dipendenza dalla suddetta autorità direttiva che caratterizza le scelte dei nostri ministri sarebbero addirittura ridicole se non avessero le gravi conseguenze che tutti abbiamo sotto gli occhi e che i dati recentemente resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità confermano al di là di ogni dubbio. La conclusione è che non c’è niente da fare, dobbiamo tenerci questa brutta legge, oltretutto ispirata a una superstizione ridicola, che ci vuol far credere che l’embrione è uno di noi.

Questo preambolo è necessario per spiegare che non scrivo questo articolo per minare le basi di una legge dello stato né per proporre mediazioni che, lo so bene, nessuno prenderebbe in considerazione. Del resto, almeno per me, il tempo delle mediazioni è finito: le lascio tutte al nuovo partito democratico che mi sembra oltretutto assai ben rappresentato, su questi temi, da insigni parlamentari in fase di accoppiamento celebrativo (cilicio e martello?). Lo scopo di questo scritto è solo quello di far capire ai lettori dell’Unità il significato di questi primi dati del registro che il Ministro Turco ha presentato in Parlamento.

E’ vero anzitutto che, come qualcuno ha già dichiarato, la credibilità di questi dati è modesta. Abbiamo ragione di credere che alcuni centri non dicano tutta la verità e che altri non rispettino le regole; è certamente discutibile il confronto con i dati del 2003 e andrebbe probabilmente tentata una analoga operazione con quelli del 2000, non ufficiali, ma raccolti dallo stesso Istituto con molta serietà e impegno e oltretutto meno esposti agli effetti di qualche interferenza volontaria. Tutto ciò non toglie che dai dati del registro emergano alcune informazioni interessanti e attendibili che, guarda un po’, confermano tutto quello che molti di noi stanno dicendo da molti anni. Ricordo anche ai lettori dell’Unità che su questi temi sono stati interpellati i 20 studiosi di fisiopatologia della riproduzione più noti nel mondo che sono stati concordi nell’affermare che le nuove norme ci avrebbero procurato un mare di guai e che i risultati sarebbero notevolmente peggiorati. Uno studioso australiano, Simon Brown, ha addirittura calcolato, tenendo conto dei risultati ottenuti dalla Monash University di Melbourne, che l’obbligo di fertilizzare solo tre oociti comporta una diminuzione della percentuale di gravidanze superiore al 20%.

Mi sembra comunque molto importante capire le ragioni per cui i dati dell’Istituto Superiore di Sanità sono di difficile lettura. Anzitutto, e per molte delle informazioni contenute, sarebbe stata necessaria una valutazione comparativa tra i risultati ottenuti dai centri “maggiori” e quelli dei centri che non arrivano a trattare più di un centinaio di coppie per anno, che sono purtroppo molto numerosi e che hanno – nella maggior parte dei casi – percentuali di successo piuttosto basse. Mescolare questi dati, in effetti, è motivo di confusione e rende i dati non intellegibili: ad esempio, in un centro di primo livello, che ha ottime percentuali di impianto degli embrioni, trasferirne tre vuol dire ottenere una elevata percentuale di gravidanze trigemine, il che non è per i centri più piccoli che di gravidanze plurime praticamente non ne hanno, proprio perché le loro percentuali di impianto sono molto basse.

Il secondo problema riguarda la lettura complessiva dei dati.

Ottenere il 15% in meno di gravidanze e contemporaneamente registrare un maggior numero di aborti, di gravidanze extrauterine e di complicazioni ostetriche significa che la riduzione percentuale delle nascite è ancora più marcata e supera il 20%.
Il terzo problema riguarda il fatto che questi cattivi risultati sono stati ottenuti in una casistica selezionata, alla quale mancano un gran numero di casi “difficili” (sterilità maschili particolarmente severe, donne di età superiore ai 40 anni, coppie con problemi genetici) che sono andati a cercare miglior fortuna all’estero.

Leggo sui giornali l’opinione di illustri incompetenti del settore che affermano che a) i dati sono illeggibili e b) in ogni caso va bene così. In realtà, ma certamente questo discorso non può valere per gli incompetenti, i dati mostrano un certo quoziente di veridicità: ad esempio è aumentata la percentuale di casi nei quali è stato trasferito un solo embrione, cosa assolutamente logica visto che molto spesso i tre oociti di partenza non sono sufficienti, da cui dipende una diminuzione dei tassi di gravidanza; nelle donne più giovani sono invece aumentati i casi in cui si trasferiscono tre embrioni, il che consente di capire le ragioni dell’aumento delle gravidanze trigemine e gemellari. Che poi vada bene così è sin troppo chiaramente una sciocchezza e mai come in questo caso è corretto affermare che le sciocchezze degli incompetenti generano mostri.

Ho una ultima osservazione da fare: il dato più negativo che ho letto nel documento dell’Istituto Superiore di Sanità riguarda il fatto che i nostri centri non riescono a tenere sotto controllo i bambini che nascono a seguito dei loro trattamenti, un fatto molto grave che non ci consente di esprimere un giudizio attendibile sul risultato finale delle cure, il cui scopo è quello di far nascere bambini sani e normali. Mi auguro che le riflessioni del Ministro Turco, che ormai riguardano tutto lo scibile medico, riescano a concentrarsi per un attimo anche su questo problema.

Dunque – e lo dico a nome di un grande numero di persone competenti, che considerano questa legge un vero disastro, ma che malgrado ciò continueranno ad applicarla – si può essere certi che in Italia, da quando la legge è stata introdotta:

• sono diminuite le gravidanze e sono diminuiti i parti e ciò soprattutto nelle donne meno giovani, il cui numero è in costante aumento;
• sono particolarmente puniti i casi di sterilità maschile più severa;
• ci sono più aborti e più gravidanze extrauterine;
• le gravidanze da oociti scongelati sono ancora molto poche.

Che le coppie italiane si interroghino sulla opportunità di cercar fortuna nei laboratori stranieri, e non solo alla ricerca di donazioni di gameti e di indagini genetiche preimpiantatorie, è dunque logico.

Siamo ora in attesa delle nuove linee guida che, per quanto mi è dato sapere, verranno pubblicate per ferragosto, nella speranza che passino inosservate. Un trucco per poter introdurre innovazioni coraggiose? Per carità, l’ultimo uomo politico italiano dotato di coraggio è stato Garibaldi e certamente il colore preferito dai nostri ministri è il giallo. Lo scopo vero è quello di non richiamare troppo l’attenzione sulla mancanza di novità, a meno che non si voglia far passare per tale la concessione ai malati di AIDS di essere ammessi ai trattamenti (ostacolo già aggirato da tempo, ma non posso dirvi come, il giornale potrebbe cadere in mani ostili). Mi viene tra l’altro in mente che nessuno mi ha mai saputo dire con precisione chi sono i membri di questa fantomatica commissione che prepara le linee guida: mi è stato fatto il nome dell’ex presidente del Comitato Scienza e Vita, ma francamente questa mi sembra una barzelletta, una cattiveria che neppure il nostro Ministero della Salute merita.
Faccio comunque la mia previsione: non cambierà niente.

In conclusione – ma sto purtroppo ripetendo le stesse cose da alcuni anni – non mi pare che ci siano molti spazi per i laici, né per discutere né per mediare. E non mi pare che esista la minima volontà di occuparsi della sofferenza della gente, per l’etica della compassione dovremo ripassare. Del resto, la formazione di un grande partito di centro che guarda a sinistra (cioè di una nuova Democrazia Cristiana strabica) non lascia alcuno spazio alla discussione e alla mediazione sui temi “eticamente sensibili”, e sono molto curioso di capire come Veltroni riuscirà a trangugiare questo rospo.

Per fortuna i fanatismi religiosi, per quanto intolleranti e prepotenti possano dimostrarsi, dovrebbero avere vita relativamente breve. Conto su questo per il giorno in cui i miei pronipoti cercheranno un figlio.