Codicillo di dissenso al documento del CNB “Bioetica e formazione nel mondo della scuola”2020-03-31T15:17:46+02:00

Codicillo di dissenso al documento del CNB “Bioetica e formazione nel mondo della scuola”

Luglio 2010

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Se un membro del CNB è costretto a scrivere un codicillo di dissenso rispetto a un documento approvato da una cosiddetta “maggioranza” significa molto evidentemente che la suddetta maggioranza non ha accettato di inserire il suo dissenso nel documento.

Questo rifiuto, nella fattispecie legittimo (ma, a mio avviso, frutto di una scelta iniziale del tutto sbagliata) dipende dal fatto che la prefata “maggioranza” ha deciso che il Comitato Nazionale per la bioetica deve svolgere un compito “prescrittivo” e non “descrittivo”, e di non seguire l’esempio della quasi totalità degli altri Comitati di Bioetica Nazionali.

Continuo a scrivere “maggioranza” tra virgolette perché non credo che esista alcuna maggioranza in un consesso che non è stato istituito secondo le regole della democrazia, ma in base a criteri arbitrari ( dove sono in effetti i rappresentanti dei protestanti, dei musulmani e dei buddisti all’interno del CNB?) e perché risolvere a colpi di votazioni i dissensi sui problemi morali è, sempre a mio avviso, semplicemente ridicolo.

Il CNB ha discusso più volte questo argomento, scegliendo, in modo piuttosto paradossale, di dirimere la questione posta da alcuni membri sulla non opportunità di mettere ai voti le differenti posizioni morali emerse mettendola ai voti. Nei documenti che ho potuto esaminare il cosiddetto “paradigma descrittivo” viene descritto come quello che da’ il maggior rilievo all’aspetto razionale dell’etica, un aspetto che porta a riconoscere l’esistenza, nelle condizioni tipiche delle società aperte, di una pluralità di valori. Adottando questo paradigma il Comitato dimostrerebbe che nella società italiana si possono identificare, nei complessi problemi della bioetica, una pluralità di soluzioni, alcune delle quali sostenute da ragioni chiare e razionali, altre prive di giustificazioni evidenti e accettabili. Il Comitato diventerebbe così il luogo autorevole dove si chiariscono i principali dilemmi bioetici del nostro tempo, senza la pretesa di possedere la chiave della verità, l’unica che potrebbe consentire di stilare sentenze che non potrebbero essere impugnate.

In questo modo l’opinione pubblica potrebbe riconoscere, nella pluralità delle posizioni, una fonte di opportunità e non un motivo di disordine; la politica, dal canto suo, potrebbe molto più agevolmente e responsabilmente svolgere il compito che le è proprio, cioè quello di mediare e di scegliere. Tutto ciò, affidato alla forza della ragione e non alla prevaricazione del voto di maggioranza: chi riceve un parere descrittivo può valutare in piena libertà i vari argomenti e scegliere quelli che gli sembrano più convincenti. E’ormai evidente che chi sa di non poter contare su argomenti razionali ma può solo affidarsi a verità rivelate, non può accettare una soluzione tanto ragionevole, la finta razionalità delle bioetiche religiose e confessionali non reggerebbe al confronto.

A questo punto mi sembra ovvio che definire i documenti del CNB neutrali e pluralisti è scorretto e altrettanto scorretto è quindi indicarli nel documento come testi fondamentali ai quali fare riferimento per l’insegnamento della bioetica nelle scuole: in realtà i documenti “descrittivi” scritti dal CNB sono pochissimi, quasi tutti hanno il carattere prescrittivo, il che è naturalmente conseguente al fatto di aver confinato i pareri della minoranza in codicilli di dissenso, acclusi in teoria al documento principale, ma destinati ad essere ignorati da tutti ( come io stesso ho potuto dimostrare in differenti occasioni). Per essere ancora più chiari, quasi tutti i documenti del CNB sono documenti di “bioetica cattolica”, ammesso e non concesso che una tale anomalia esista veramente.

Così questo documento, del quale non sottovaluto l’importanza e non ignoro l’interesse, perde tutte le sue qualità fondamentali perché contiene una dichiarazione che non corrisponde alla verità, cosa assolutamente inaccettabile soprattutto per un elaborato che si rivolge agli educatori e ai giovani. Il fatto di essere l’unico a dissentire su di esso dimostra quanto poco valga questa scelta di procedere a colpi di maggioranza e comunque non dice tutta la verità sulle posizioni prese dai membri del Comitato su questo tema. Se guardo al passato, debbo ricordare che posizioni assolutamente sovrapponibili alla mia furono prese da Eugenio Lecaldano e da Carlo Augusto Viano, cosa che può essere facilmente verificata ( la prima richiesta alla Presidenza di non votare i documenti risale al 1990 e fu fatta dal professor Lecaldano e da me). Naturalmente non farò riferimenti ai membri attuali e alle posizioni da loro assunte nelle discussioni interne al Comitato, che debbono essere considerate riservate, ma ho trovato una recente dichiarazione pubblica del professor Luca Marini, vicepresidente in carica, e penso di poterla riportare. Copio da LEFT (16 luglio 2010, pg.66) un brano di una sua intervista. Alla domanda “quali scenari possono aprirsi alla bioetica italiana” il professor Marini risponde: “ … Alla maggiore sensibilità verso la dimensione politica e mediatica delle problematiche bioetiche ha fatto seguito un atteggiamento strumentale da parte dei media che, indipendentemente dai ruoli e dalle funzioni del Comitato, hanno attribuito una valenza autorizzativa ai pareri di tale organismo, per sua natura puramente consultivo.

La tendenza alla bioetica prescrittiva ha creato le condizioni favorevoli all’utilizzo dei pareri del CNB non solo come supporto ma addirittura come fondamento di pretesi atti di indirizzo normativo…..Si è fornita al pubblico una immagine distorta delle competenze e del ruolo del CNB che è e resta almeno per il momento, di riflessione bioetica e non di legittimazione giuridico-normativa”. D’altra parte sarebbe facilissimo, ma del tutto pleonastico, citare dichiarazioni dei membri cattolici del Comitato in favore della bioetica prescrittiva e colmi di assurdi peana nei confronti degli sventurati “codicilli”.

Come ho molte volte scritto, dunque, la scelta di produrre documenti di bioetica prescrittiva è il risultato del desiderio di dare voce ai principi della morale cattolica, una scelta che risale al 1990, anno dell’istituzione del Comitato, scelta che nessuno ha contestato con sufficiente energia ( e di questo mi sento responsabile anch’io). Accetto obtorto collo il fatto che in questo modo si è perduta l’occasione di dare al paese quella cultura bioetica laica della quale evidentemente si sente ovunque la necessità, ma trovo sbagliato e pericoloso che si inseriscano dichiarazioni tanto discutibili (uso un understatement) in un documento rivolto agli educatori.