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Embrioni e bioetica, la lezione inglese2020-03-31T10:02:49+02:00

Embrioni e bioetica, la lezione inglese

Settembre 2007

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Vivo nell’illusione che il Paese in cui vivo sia laico e laici siano il partito al quale sono iscritto, il Comitato di Bioetica nel quale lavoro, gli amici che frequento, i lettori di questo giornale. So per certo che solo questi ultimi non tradiscono le mie attese, ma mentire a se stessi è l’unico atto di disonestà del quale non ci si deve vergognare, e del resto non faccio male a nessuno, lasciatemi vivere in pace.

Questa premessa mi serve per giustificare quanto leggerete in questo articolo, che non avrei mai scritto, per esempio, se avessi la consapevolezza di vivere in un paese che è costretto a legiferare sotto l’influenza di una ideologia religiosa o per le pressioni di una potente agenzia illiberale. Dunque, ci sono due luoghi comuni molto saggi che vengono generalmente usati quando si parla di libertà della scienza: il primo afferma che non tutto quello che è tecnicamente possibile è moralmente accettabile, il secondo asserisce che non tutto ciò che la natura cerca di ammannirci è compatibile con la nostra umanità.

La conclusione è che è necessario stabilire regole e limiti per la scienza e per la ricerca scientifica, soprattutto quando questa cessa di essere un occhio che scruta per diventare una mano che fruga. Una ulteriore conclusione riguarda il fatto che la nostra società è consapevole di vivere nel disordine naturale, un disordine che è causa di dolore e di sofferenza e che chiede alla conoscenza di mettere ordine: perché questo è lo scopo ultimo della ricerca scientifica, conoscere per mettere ordine, per diminuire la sofferenza, per migliorare la qualità di vita degli uomini. La scienza è dunque un grande investimento sociale e gli scienziati hanno obblighi precisi nei confronti di chi ha tanto investito in loro.

Si tratta di stabilire insieme chi deve dettare le regole. Per prima cosa mi viene in mente chi proprio non deve dettare queste regole: le religioni, per esempio, ideologie ossificate e obsolete, costruite sulla base di libri che hanno accumulato sciocchezze mitiche fin dal tempo in cui il fulmine era l’arma preferita dagli dei per percuotere i peccatori. Penso invece alla morale di senso comune, una morale collettiva che si forma per l’influenza di molte differenti sollecitazioni, ma nella quale ha peso prevalente il buon senso. Una morale rigida, scettica, sospettosa, ma che può modificarsi se le vengono sottoposti con chiarezza e onestà i vantaggi che possono derivare dalle conoscenze possibili e dal loro uso controllato. Una morale, come potete capire, che ha bisogno soprattutto di conoscenza.

Ebbene, questo è quanto è successo in Inghilterra a proposito della formazione di embrioni ibridi (uomo-animale) allo scopo di ricerca. L’Autorità per la fertilizzazione umana e l’embriologia (HFEA) ha affrontato pubblicamente il problema, non inviando carte da compilare, ma organizzando dibattiti, sollecitando un dialogo intenso e proficuo al quale hanno partecipato migliaia di cittadini e centinaia di ricercatori e di studiosi, attuando pienamente quello che dovrebbe essere uno degli impegni primari degli scienziati, che è la promozione della cultura tra i cittadini: perché è impensabile chiedere a qualcuno di prendere una decisione se prima non gli si consegnano gli indispensabili strumenti di conoscenza. Quando l’Autorità ha registrato il 61% di consensi alla sua proposta, ha sollecitato il Governo inglese a farla propria. Laico, civile, intelligente, onesto.

Leggo, tra le prime reazioni apparse nei giornali italiani, due commenti che mi indignano. Il primo riguarda una supposta manipolazione dell’opinione pubblica, una critica che ci giunge da un onorevole rappresentante della Chiesa cattolica (che pulpito!). La seconda (stessa origine) afferma che dietro a queste iniziative pseudo-scientifiche ci sono immensi interessi economici. Credo di avere il diritto di chiedere spiegazioni, dettagli: anzi spero che li chiedano i miei amici inglesi. Perché se queste spiegazioni – diciamo pure, queste prove – non dovessero arrivare, avremmo tutti il diritto di dichiarare che questi due signori (anzi, un signore e un monsignore) sono due cialtroni. Anzi, due cialtroni bugiardi. Mi viene in mente un titolone dell’Avvenire un paio di giorni dopo l’annuncio della nascita della prima bambina nata concepita in vitro: “enormi e squallidi interessi dietro alla nuova tecnica”, o qualcosa del genere. Ma la diffamazione come strumento di propaganda religiosa ha origini antiche.

Invito invece tutte le persone di buon senso a considerare con attenzione questo metodo inaugurato, non da ieri, dagli inglesi e di paragonarlo con quanto accade di solito: comportamenti – moralmente inaccettabili – imposti dalle ideologie politiche, comportamenti – altrettanto inaccettabili – imposti dalle ideologie religiose, e poi ipocrisie, compromessi, menzogne di ogni genere. Poiché vivo in una Paese laico e sono iscritto a un partito laico mi piacerebbe molto se questo metodo di dettare le regole diventasse anche il nostro. Alcune osservazioni, non marginali. Leggo da varie parti che Monsignor Sgreccia ha dichiarato che si tratta di una scelta “mostruosa”.

Per carità, Monsignor Sgreccia dice quello che gli pare, viviamo in un Paese democratico (e laico), mi chiedo solo se non gli converrebbe fare un uso un po’ più cauto degli aggettivi. Poiché nella vita il peggio non ha mai fine, potremmo sbattere il naso (lo so, è poco probabile) in eventi ancora più esecrabili. Poiché non mi vengono esempi concreti, ne scelgo uno di fantasia: come definirebbe il Monsignore un uomo che sodomizza i bambini? Cattivo? Brutale? Riprovevole? Un uomo nero? Lo so, è improbabile, ma è sempre bene essere preparati al peggio.

Il secondo punto che desidero trattare è abbastanza simile, riguarda l’intensità delle critiche rivolte a una ricerca scientifica che, a dire il vero, non mi sembra poi così “mostruosa”. Ripensateci, amici cattolici: un esperimento in vitro, dal quale non nascerà mai altro che conoscenza, conoscenza che potrà rivelarsi estremamente utile in un settore di studi al quale tutti (anche voi, amici cattolici) guardate con grande speranza.

E adesso rileggetevi le dichiarazioni, i titoli dei vostri giornali, le interviste dei vostri rappresentanti politici (senatrice Binetti, potrebbe star zitta, almeno una volta?). Non vi sembra tutto un po’ sopra le righe? Siete sicuri che la storia, domani, non riderà di voi? Faccio un esempio. Ammettiamo che questa ricerca produca realmente nuove conoscenze (è possibile, anche soltanto perché Vescovi ha previsto il contrario), e ammettiamo che, anche grazie a queste nuove conoscenze, la ricerca sulle cellule staminali somatiche, quelle sulla cui moralità nessuno eccepisce, riesca a mettere a punto una terapia che guarisce la leucemia dei bambini. Sapete bene che, secondo il vostro Magistero, questa terapia sarebbe inquinata dalla cosiddetta complicità indiretta, la cooperatio ad malum, e che pertanto nessuno la dovrebbe utilizzare. Glielo dite voi al vostro confratello che non sta più nella pelle per la gioia, che purtroppo il suo bambino deve morire lo stesso perché la cooperatio ad malum… Gliele asciugate voi le lacrime che gli scenderanno inevitabilmente a rigargli il volto dal gran ridere? È troppo audace raccomandarvi un po’ di buon senso?

Ultima precisazione. In Italia abbiamo un gran numero di oociti congelati e vitrificati che diventano inutili non appena le coppie sono riuscite a ottenere la loro gravidanza e vengono gettati via. Ce ne sono e ce ne saranno sempre perché il divieto di congelare embrioni ha sollecitato un grande numero di centri a prendere questa strada, che quasi nessun altro Paese percorre. Non sarebbe molto nobile offrirli ai ricercatori inglesi, che così non avrebbero bisogno di ricorrere alle mucche o alle coniglie? Potrebbe essere una iniziativa del Ministro Turco, o del Comitato di Bioetica, o dello stesso Monsignor Sgreccia. No, non voglio essere ringraziato.