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Le famiglie omogenitoriali2018-12-15T14:06:57+02:00

Le famiglie omogenitoriali

Giugno 2018

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Numerosi studi condotti dall’American Psychological Association (Lesbian and Gay Parenting, PDF, 2005, Uniform Resource Locator – URL – 2015; American Psychiatric Association( Position Statement on Support of Legal Recognition of Same Sex Civil Marriage, PDF, 2005, URL 2015; American Academy of Pediatrics ( Coparent or Second Parent Adoption by Same – Sex Parents, Pediatrics, 2002, 109, 339; Support ame Gender Civil Marriage, URL 2015) e altri gruppi di studio non hanno evidenziato alcuna differenza negli effetti dell’omogenitorialità rispetto alla genitorialità eterosessuale neppure con riferimento alle dinamiche interne alla coppia dopo l’arrivo dei figli. Vale la pena riportare le conclusioni dell’ American Psychological Association : ” There is no scientific basis for concluding that lesbian mothers or gay fathers are unfit parents on the basis of their sexual orientation. On the contrary, results of research suggest that lesbian and gay parents are as likely as heterosexual parents to provide supportive and healthy environments for their children. […] Research has shown that the adjustment, development, and psychological well-being of children is unrelated to parental sexual orientation and that the children of lesbian and gay parents are as likely as those of heterosexual parents to flourish.”

Queste non sono le uniche associazioni mediche ad aver formulato pareri favorevoli alle famiglie omoparentali e a chiedere la sospensione delle discriminazioni esercitate nei loro confronti. Impossibile citarle tutte, ricordo solo quelle che godono di un maggiore prestigio; la Child Welfare League of America ( Position Statement on Parenting of Children by Lesbian, Gay and Bisexual Adults, URL 2912); il North American Council on Adoptable Children (Position Statement, URL 2015); l’American Accademia of Family Physicians (Policy Statement by professional associations, 2002, URL 2012).

Nel 2006, il Dipartimento di Giustizia del Canada (Paul D. Hastings e coll., Children’s development of Social Competence Across Family Types, URL 2015) ha pubblicato I risultati di una ricerca sullo sviluppo delle abilità sociali di bambini educati in differenti tipi di famiglia che così si conclude: “The strongest conclusion that can be drawn from the empirical literature is that the vast majority of studies show that children living with two mothers and children living with a mother and father have the same levels of social competence. A few studies suggest that children with two lesbian mothers may have marginally better social competence than children in traditional nuclear families, even fewer studies show the opposite, and most studies fail to find any differences. The very limited body of research on children with two gay fathers supports this same conclusion. ” E’ interessante ricordare che l’allora Primo Ministro del Canada , Stephen Harper, si era appena dichiarato contrario alla adozione di bambini da parte di coppie omosessuali.

Risale agli stessi anni uno studio dell’American Civil Liberties Union (The Case Against Restricting Gay Parenting, 2006, URL 2015) che aveva dimostrato che la maggior parte degli studi sociologici indicano che i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali sono «relativamente normali» e che quando si confrontano con i figli di genitori eterosessuali, non si nota alcuna differenza « nelle valutazioni di popolarità, nell’adeguamento sociale, nei comportamenti di ruoli di genere, identità di genere, intelligenza, coscienza di sé, problemi emotivi, propensione al matrimonio e alla genitorialità, sviluppo morale, indipendenza, nelle funzioni del sé, nelle relazioni con gli oggetti o autostima».

Nel 2008, l’American Medical Association ha pubblicato una dichiarazione del tutto analoga in favore delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e ha chiesto ai suoi membri dibattersi per una riduzione delle ottenere una migliore equità per i genitori omosessuali (AMA Policy regarding sexual orientation, PDF, URL 2008) , Documenti analoghi sono stati approvati dalla American Civil Liberties Union (ACLU) nel 2006 .

Recentemente è stata dedicata molta attenzione al problema delle coppie lesbiche, anche come risposta a una serie di critiche mosse da una associazione religiosa che si occupa della organizzazione di trattamenti riabilitativi (le cosiddette terapie di conversione) destinati a “curare” gli individui omosessuali (National Association for Research & Therapy of Homosexuality o NARTH). Il consulente scientifico di questa Associazione, George A. Rekers, cofondatore dell’organizzazione cristiana conservatrice Family Research Council ha infatti pubblicato i risultati di una sua ricerca che avrebbe dimostrato che il 36,8% degli uomini che copulano con altri uomini hanno un disordine psichico, contro il 28,2% degli uomini che copulano con le donne e che Il 55,5% delle donne che copulano con altre donne hanno disordini psichici, contro il 31,8% di donne che copulano con gli uomini (Review of Research On Omosexual Parenting , Adoption and Foster Parenting in Narth Institute, 2005, URL 2015). Va da sé che una ricerca eseguita su omosessuali disponibili a sottoporsi a cure per “guarire ” dalla loro malattia non può essere in alcun modo presa in esame, tutta la vicenda è stata sepolta da una valanga d risate quando il dottor Rekers è stato allontanato dl Narth per essersi lasciato coinvolgere con un giovane “paziente” (Jeff Muskus, George Rekers , anti-gay activist, caught with male escort “rentboy”, The Huntington Post, 7 maggio, 2010). Su questo specifico argomento dovrebbe far testo una ricerca sulla rivista Archives of Sexual Behavior (3 febbraio 2012) secondo la quale le lesbiche che decidono di formare una famiglia si dimostrano madri almeno altrettanto virtuose e capaci di quelle eterosessuali. Fa comunque testo, per la maggior parte degli psicologi americani, un documento pubblicato nel luglio del 2004 dalla loro associazione (URL 2005) secondo il quale l’omosessualità non è un disordine psicologico. Il documento afferma che “sebbene l’esposizione al pregiudizio e alla discriminazione basati sull’orientamento sessuale possano causare stress acuti, non c’è alcuna prova affidabile che l’orientamento omosessuale possa di per sé compromettere le funzioni psichiche. Inoltre, la convinzione che gay e lesbiche non possano essere genitori idonei non ha alcun fondamento empirico. Tra le donne lesbiche e le donne eterosessuali non sono state trovate differenze marcate nel loro approccio verso l’educazione del bambino. I singoli componenti di coppie LGBT con figli si dividono in modo equo le questioni inerenti alle cure dei bambini e sono soddisfatti della loro relazione col partner. I risultati di alcuni studi suggeriscono che le capacità genitoriali di madri lesbiche e padri gay potrebbero essere superiori a quelle di genitori eterosessuali dello stesso livello. Non ci sono prove scientifiche per dimostrare che madri lesbiche e padri gay possano essere non idonei sulla base del loro orientamento sessuale. Al contrario, i risultati di queste ricerche suggeriscono che i genitori omosessuali sono abili tanto quanto quelli eterosessuali nel provvedere ad un ambiente solidale e salutare per i loro bambini. “

L’Università di Cambridge ha poi pubblicato nel 2013 (I have got two dads – and they have adopted me, URL 2015) uno studio, sempre dedicato al benessere dei bambini adottati da coppie omosessuali, nel quale si afferma che ” i genitori gay mostrano, rispetto ai genitori eterosessuali, una minor tendenza alla depressione e soffrono più raramente di condizioni di stress causato dalla loro condizione di genitori. I padri gay si dimostrano più affettuosi e interagiscono più frequentemente con i figli. Inoltre, affrontano i problemi dell’ educazione con minor aggressività e maggiore sensibilità Non si notano invece differenze significative tra i genitori gay e i genitori lesbiche. Riguardo ai figli, si rileva una maggior frequenza di segnali di sofferenza psicologica (rabbia, aggressività) tra i figli dei genitori eterosessuali. ” A conclusioni analoghe erano giunte due ricerche pubblicate nel 2007, la prima a cura dell’Università del Michigan e la seconda svolta su iniziativa dell’Università della Virginia (Oxford University Press, 7 Novembre 2007).

Il 20 marzo 2013 l’American Academy of Pediatrics (Aap) ha pubblicato un importante documento in cui, oltre a ribadire le conclusioni di una ricerca pubblicata nel 2006 («adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, siano essi uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori»), afferma che, «nonostante le disparità di trattamento economico e legale e la stigmatizzazione sociale», trent’anni di ricerche documentano che l’essere cresciuti da genitori lesbiche e gay non danneggia la salute psicologica dei figli e che «il benessere dei bambini è influenzato dalla qualità delle relazioni con i genitori, dal senso di sicurezza e competenza di questi e dalla presenza di un sostegno sociale ed economico alle famiglie».

Motivo di più, conclude l’Aap, per sostenere definitivamente la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Love makes a family è il titolo di una pubblicazione dell’American Psychological Association. La copertina mostra una coppia di donne con le loro figlie. A chi obietta che i bambini hanno bisogno di una madre e di un padre l’Aap ricorda l’importanza di considerare i risultati raggiunti da una mole vastissima di ricerche e le posizioni assunte dalle maggiori associazioni internazionali dei professionisti della salute mentale.

Dal canto suo l’American Psychoanalytic Association a chi sostiene che avere genitori omosessuali è «contro l’interesse del bambino» ha replicato che «È nell’interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, capaci di cure e di responsabilità educative. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale». Non è solo una scelta di campo della psicanalisi americana, in Francia, cinquecento psicoanalisti hanno da poco firmato una petizione a favore del «matrimonio per tutti» e della possibilità di adozione per le persone omosessuali.

Posizioni analoghe sono sostenute dalle maggiori associazioni dei professionisti della salute mentale: dall’American Psychiatric Association alla British Psychological Society, dall’Academy of Pediatrics all’Associazione Italiana di Psicologia. Quest’ultima ricorda che «la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare», indipendentemente dal fatto che i genitori siano «conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso».

La ricerca più importante per la mole del lavoro svolto è comunque con certezza quella della Università di Melbourne (Simon R. Crouch e coll., Parent reported measures of child health and wellbeing in same-sex parent families ; a cross -sectional survey ; Bio-Med Central 2014, 14, 635) relativa a 315 famiglie omogenitoriali australiane ( 500 bambini, l’80% dei quali educato da due madri e il 20% da due padri). La conclusione – abbastanza inattesa . dello studio è tutta a favore dei figli di coppie omosessuali, destinati a crescere almeno altrettanto bene ( e in molti casi meglio) dei loro coetanei che vivono in famiglie tradizionali. Questi risultati sono stati messi in discussione da Donald Paul Sullins (Bias in recruited Sample Research on Children with Same Sex Parents using the Strenghts and Difficulties Questionnaire (SDQ); Journal of Scientific Research and Reports, 2015, 375) , non a caso un membro della Catholic University of America, l’Università di Washington fondata dalla Chiesa Cattolica Americana, che ha criticato il metodo con il quale, in questo e in altri studi, sono state reclutate le famiglie, Queste critiche, è onesto dirlo, sono state ignorate dagli studiosi di statistica in quanto considerate inattendibili.

Era inevitabile che questi studi , data l’importanza del problema in esame, fossero sottoposti ad ogni genere di critica, anche se in linea di principio molte delle analisi hanno riguardato in modo molto generico il benessere dei minori. Alla resa dei conti, l’unico studio che ha creato qualche imbarazzo nei sostenitori dei diritti delle coppie omosessuali è stato quello pubblicato da Mark Regnerus (How different are the adult children of parents who have same-sex relationships? Findings from the new family structure study. Social Science Research, 2012, 41, 752) nel quale si attribuisce alla omosessualità dei genitori il più frequente disagio psicologico riscontrato nei loro figli. E’ persino difficile riassumere la ridda di voci contrastanti suscitata da questa ricerca, ance se è corretto ricordare che la quasi totalità delle Associazioni scientifiche americane l’ha severamente criticata e molto spesso sonoramente bocciata.

Mi sembra sufficiente ricordare che a due anni dalla pubblicazione dello studio di Mark Regnerus la Universita del Texas – quella nella quali Regnerus insegna – ha preso le distanze dal sociologo già ampiamente sconfessato da diversi enti e associazioni. La decisione di rilasciare un comunicato ufficiale è stata dovuta all’intervento del sociologo come “esperto di famiglie omogenitoriali: l’università ha ritenuto di dover chiarire la propria posizione e ha dichiarato di ritenere lo studio di Regnerus “non idoneo”. Ecco le conclusioni del documento:

“Il dottor Regnerus ha il diritto di effettuare le proprie ricerche e di esprimere il suo punto di vista. In ogni caso, le idee di Regnerus sono personali e non riflettono la posizione del Dipartimento di Sociologia della University of Texas di Austin, né riflettono la posizione dell’American Sociological Association, la quale afferma che le conclusioni tratte dal suo studio sui genitori omosessuali sono fondamentalmente viziate sia dal punto di vista metodologico che intellettuale e che la ricerca viene citata in modo inappropriato nel tentativo di colpire i diritti civili e le famiglie omogenitoriali”. E’ anche interessante ricordare che Regnerus, al momento della pubblicazione della sua ricerca , aveva cercato di spacciarsi per uomo laico e privo di pregiudizi, addirittura spiacevolmente sorpreso dai risultati che aveva ottenuto. Ecco però cosa scrive, de tutto recentemente, agli organizzatori del Family Day romano del 2016: ” Sono uno di quei sociologi contemporanei che credono che il movimento teso a distruggere il matrimonio e a troncare il legame tra madre, padre e figlio sia un tragico errore, un movimento tenuto in ostaggio dall’ideologia più che dalla ragione e dall’osservazione sociale. Ho potuto constatare nei dati a nostra disposizione la sofferenza dei bambini che vivono senza una madre o senza un padre. E lo stesso hanno fatto i miei oppositori. Sfortunatamente, la maggior parte degli accademici e dei media perseverano sulla linea di privilegiare solo una piccola frazione della realtà sociale delle famiglie che presentano relazioni tra genitori dello stesso sesso. Vogliono mettere in evidenza la facciata migliore – la stabile e duratura unione di due persone dello stesso “

Per quanto riguarda le dimensioni del fenomeno, un censimento svolto nel 2000 negli USA stabilisce che il 33% delle coppie lesbiche e il 22% delle coppie gay ha almeno un figlio al di sotto dei 18 anni che vive con loro. Nel 2005, sempre negli USA, i figli di coppie omosessuali erano circa 270 000 (Census snapshot, The William Institute, UCLA, dicembre 2007, URL 2008)

In Italia, secondo i risultati di una rilevazione ISTAT del 2011, circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale. Tuttavia, lo stesso istituto calcola che siano circa 3 milioni (6.7% della popolazione) gli individui che “si sono apertamente dichiarati omosessuali/bisessuali o che, nel corso della loro vita, si sono innamorati o hanno avuto rapporti sessuali con una persona dello stesso sesso, o che sono oggi sessualmente attratti da persone dello stesso sesso”. Secondo una ricerca del 2005 condotta da Arcigay, con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche di età superiore ai 40 anni ha almeno un figlio. Se si considerano tutte le fasce d’età, sono genitori un gay o una lesbica su 20 mentre il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe poter adottare un bambino (Monica Ricci Sargentini, Figli dei Gay, centomila in Italia, Corriere della Sera, 5 maggio 2008).