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Retorica sulle donazioni / adozioni di embrioni abbandonati2020-03-31T15:44:27+02:00

Confabulazioni ed esercizi di retorica sulle donazioni / adozioni di embrioni abbandonati

Ottobre 2012

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Sabato 6 e domenica 7 ottobre l’Associazione Coscioni ha tenuto il suo congresso annuale a Milano. Non interverrei su questo evento, ho mancato di assistere a gran parte delle relazioni, che a quanto mi hanno detto sono state complessivamente di alto livello – se non mi avesse incuriosito quella fatta in apertura della riunione pomeridiana di sabato dal professor D’Avach, vicepresidente vicario del Comitato Nazionale per la Bioetica che, almeno a mio avviso,  ha mancato lo scopo che si prefiggeva, quello di illustrare le caratteristiche essenziali di un problema che ha evidentemente interessato politici, filosofi e bioeticisti, tanto da meritare un documento del CNB e due proposte di legge, una firmata dal professore Antonio Palagiano, deputato dell’Italia dei Valori e l’altra dall’onorevole Maria Antonietta Coscioni, che alla Camera rappresenta il Partito radicale.

Riassumo il problema. Come credo tutti sappiano, la procreazione medicalmente assistita ha, tra le sue conseguenze meno gradite al mondo cattolico, quella di un accumulo nei frigoriferi delle strutture mediche  di embrioni congelati che non sono stati – e non saranno più – utilizzati dai loro genitori biologici, i quali hanno evidentemente soddisfatto il proprio desiderio di genitorialità e hanno rinunciato a utilizzare gli embrioni soprannumerari superstiti. La legge 40 aveva proibito il congelamento degli embrioni, imponendo ai medici di trasferire tutti e subito gli embrioni prodotti, ma non aveva potuto evitare che si creassero importanti eccezioni, relative ai rischi per la salute della madre e per quella degli embrioni stessi. L’intervento della Corte Costituzionale ha praticamente annullato questa disposizione di legge e gli embrioni congelati hanno ricominciato ad accumularsi nelle teche.

Poiché i genitori non lo vogliono più (e non è possibile imporre loro di cambiare opinione) e poiché la legge proibisce la loro distruzione, il destino di questi embrioni può essere limitato a queste possibilità: restare nelle teche per sempre; venir trasferiti nel grembo di una donna diversa dalla madre biologica; venire utilizzati dai ricercatori per ragioni di studio.

Il Comitato di Bioetica, in un documento del 2005, ha preso in esame questo problema formulando il seguente parere:

 La questione assume un rilievo particolare in ragione del rilevante numero di embrioni umani crioconservati, per una parte dei quali non è più realizzabile l’iniziale progetto parentale, a causa del rifiuto dei genitori di portarlo a conclusione, per la sopravvenuta irreperibilità di costoro –e in casi limite per il loro decesso- o per il raggiungimento da parte della donna di una età che non consente più obiettivamente lo sviluppo di una gravidanza priva di rischi.

Il problema affrontato nel parere non può prescindere dalla considerazione della complessa questione dello statuto dell’embrione umano sulla quale, pur a fronte di differenze di opinioni, il CNB esprime una base comune di pensiero che considera l’embrione vita umana, che merita rispetto e tutela fin dal suo inizio. Partendo da tale assunto il CNB analizza l’ipotesi che agli embrioni crioconservati in stato di abbandono sia garantita una possibilità di vita e di sviluppo prospettando la soluzione che siano messi a disposizione di eventuali altre coppie intenzionate ad assicurare il loro trasferimento e la loro nascita. Tale ipotesi potrebbe essere ricostruita sul modello dell’adozione legittimante, ponendo in primo piano i valori di solidarietà, generosità e responsabilità e irrevocabilità dell’atto che dovrebbero caratterizzare il comportamento dei genitori o del genitore deciso a portare a nascita un embrione residuale e abbandonato, pur nella consapevolezza delle differenze che intercorrono fra questa vicenda procreativa e quella dell’adozione di un bambino già nato.

 

Inoltre il CNB esamina e confuta alcune obiezioni che potrebbero essere rivolte all’APN.

In conclusione, il Comitato formula alcune raccomandazioni:

  1. che si introducano nell’ordinamento norme che prevedano la liceità e le modalità di ricorso alla APN a favore degli embrioni crioconservati e in stato oggettivo di abbandono;
  2. che tale stato di abbandono venga legalmente accertato e qualificato con criteri rigorosi;
  3. che la legge formuli appropriati criteri per l’individuazione delle coppie o comunque delle donne che si offrano all’APN;
  4. che la pratica dell’APN sia garantita contro ogni forma di commercializzazione o di lucro.

Più recentemente sono stati presentati in Parlamento i due progetti di legge dei quali ho parlato, diversi per numerosi aspetti (ad esempio nel progetto dell’Onorevole Coscioni è prevista la possibilità che gli embrioni abbandonati vengano utilizzati per scopo di ricerca) ma soprattutto evidentemente frutto di concezioni molto diverse della natura ontologica dell’embrione. Come ha più volte sottolineato D’Avach, infatti, l’onorevole Palagiano parla di una possibile “adozione” di questi embrioni, il che significa che considera gli embrioni come esseri umani (l’embrione è uno di noi, affermava un noto bioeticista cattolico al termine della presentazione del documento del CNB su questo spinosissimo tema), mentre l’onorevole Coscioni accenna più semplicemente ad una possibile “donazione di embrioni”, da aggiungere alle già proibitissime donazioni di gameti maschili e femminili.

Al di là della mia opinione personale – che nessuno nel Comitato comunque volle ascoltare –  e senza nemmeno voler tener conto del fatto che l’Onorevole Palagiano ha più volte ufficialmente dichiarato che la sua interpretazione del termine “adozione” non ha niente a che fare con l’adesione a una posizione cattolica sullo statuto dell’embrione, vorrei sottolineare un fatto che mi pare di estremo interesse. Le linee guida dell’ASRM (American Society for Reproductive Medicine) sottolineano il fatto che in una gran parte dei casi gli embrioni abbandonati non sono mai stati esaminati per quanto riguarda la possibilità che siano portatori di malattie infettive. In effetti, come accade per le donazioni di gameti, il donatore deve essere esaminato 180 giorni dopo aver lasciato il suo campione, che si tratti di oociti o di spermatozoi è ininfluente, in quanto una falsa sieronegatività potrebbe determinate il trasferimento di materiale biologico infetto e la sieronegatività è praticamente la norma, ad esempio, per i primi sei mesi dopo essere stati contagiati di AIDS. L’opinione dell’ASRM – il documento è del 2008 e non è mai stato corretto né modificato dalla sua pubblicazione – è che in assenza di questo controllo tardivo nessun embrione dovrebbe essere trasferito.

Ho fatto una rapida indagine, molto informale e grossolana,  lo ammetto, ma comunque significativa, e ho scoperto che la percentuale degli embrioni congelati e abbandonati nelle teche in Italia che sarebbe oggi trasferibile a persone diverse dai genitori biologici è pari a zero. Forse è bene ripeterlo: non ve ne sono, nemmeno uno, nemmeno mezzo.

Ma di che diamine stiamo parlando?